Sabato scorso stavo passeggiando a Torino con Lelia, una bimbetta di due anni e mezzo, che io chiamo anche “terremotina”. Ci eravamo fermate vicino ai giardini di fronte alla stazione di Porta Nuova per giocare con i piccioni e Lelia stava facendo un po’ di chiasso allo scopo di attirare l’attenzione degli animaletti. Sul prato di fronte a noi c’era una signora con i capelli grigi che stava seduta sul prato, attorniata da valigie ormai usurate nel tempo. Ci ha guardato per qualche minuto e poi ha lanciato qualche goccia d’acqua nella nostra direzione. Lelia si è spaventata e ha pianto cercando conforto tra le mie braccia. Appena si è ripresa ho subito cercato di spiegarle le condizioni della persona che avevamo di fronte: una donna anziana con uno sguardo velato da una profonda tristezza, sola, senza una casa e una famiglia. Forse era normale che reagisse in quel modo di fronte ai nostri schiamazzi.
Chissà quanto è difficile per Lei e gli altri nostri Amici vivere costantemente all’erta, in moto perpetuo, cercando disperatamente un posto in cui riposare senza dover temere per la propria vita. In continuo peregrinare tra parrocchie, centri di ascolto e associazioni di volontariato per ricevere colazione, pranzo e cena. Così tanto provati da non esser più in grado di rapportarsi con chi li circonda. Ecco perché alla domanda di Lelia “Signora..bibi?” ho risposto “Sì, ha ferite profonde, un cuore a pezzi che ha bisogno di aiuto per guarire”. Le auguro di poter curare la Sua anima e ci auguro di poter aiutare tutti gli Amici e le Amiche che si rivolgono a Casa Santa Luisa con rispetto e tanta delicatezza in questo percorso così complesso e complicato.