Questa mattina ho incontrato un giovane siriano, a me inviato tramite un’amica rumena, mediatrice culturale.
Con il groppo in gola, Shadi mi ha raccontato in inglese il suo viaggio, le sue peripezie, la sua mancanza di documenti, le sue impronte digitali in Italia, la sua preoccupazione per la moglie e per i due figli piccoli che spera presto di poter portar via dalla Siria insanguinata, il suo mal di cuore sorto negli ultimi mesi… Ho telefonato in Questura, abbiamo fissato un appuntamento personale per domani; l’ho indirizzato alle Mense cittadine, per conservare gli ultimi euro in tasca, e ad un Ambulatorio Medico che accoglie coloro che non hanno residenza a Torino… poi ci aggiorneremo.
Il volto si è man mano disteso, ha iniziato a sorridere… mi ha aggiunto che ha conosciuto personalmente Padre Paolo Dall’Oglio, gesuita ora da mesi prigioniero di sconosciuti, ne ha detto un gran bene… mi ha parlato di Damasco, Aleppo, Homs completamente distrutta…
Quando ci siamo salutati, mi ha preso la mano, me l’ha baciata dicendomi: “Ero disperato… tu mi hai ridato speranza, grazie!”. L’ho abbracciato, l’ho ringraziato anch’io. E quando è uscito ho pianto io.sr.Cris.