“Ispirato dai cristiani delle origini, che erano «un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32), San Vincenzo fondò le “Carità”,
perché ci si prendesse cura dei più bisognosi vivendo in comunione e mettendo a disposizione i propri beni con gioia, nella certezza che Gesù e i poveri sono il tesoro prezioso, e che, come amava ripetere, «quando vai dai poveri incontri Gesù»…
E voi, mentre incontrate esistenze fragili, disgregate da passati difficili, siete a vostra volta chiamati a essere rocce: non per sembrare duri e inscalfibili, tanto meno per mostrarvi impermeabili alle sofferenze, ma per diventare punti di appoggio sicuri, saldi di fronte alle intemperie, resistenti di fronte alle avversità…
Cosi siete chiamati a raggiungere le periferie della condizione umana, per portare non le vostre capacità, ma lo Spirito del Signore, “Padre dei poveri”. Egli vi sparge nel mondo come semi che germogliano in terra arida, come balsamo di consolazione per chi è ferito, come fuoco di carità per riscaldare tanti cuori raggelati dall’abbandono e induriti perché scartati… Questo è tanto più necessario oggi, nella mutevole complessità della società globalizzata, dove certe forme di elemosina e di aiuto, pur motivate da generose intenzioni, rischiano di alimentare forme di sfruttamento e di illegalità e di non portare benefici reali e duraturi.
Per questo pensare la carità, organizzare la prossimità e investire sulla formazione sono insegnamenti attuali che da San Vincenzo giungono a noi. Ma il suo esempio ci stimola, al tempo stesso, a dare spazio e tempo ai poveri, ai nuovi poveri di oggi, ai troppi poveri di oggi, a fare nostri i loro pensieri e i loro disagi, perché un cristianesimo senza contatto con chi soffre diventa un cristianesimo disincarnato, incapace di toccare la carne di Cristo, incontrare i poveri, prediligere i poveri, dar voce ai poveri…”
Papa Francesco, 27 settembre 2017
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